ANGELA MARSONS. SCRIVO THRILLER PER TENERE A DISTANZA IL MOSTRO DELLA PORTA ACCANTO


TUTTOLIBRI

È diventata la regina del giallo inglese raccontando i delitti sepolti della Black Country, una terra di operai, fatiche, fumi di fabbriche, e tanta rabbia proletaria. L'eroina è una detective, ma anche i cattivi sono spesso donne. "Perché dei serial killer maschi ormai sappiamo tutto"
 

ARTICOLO DI CATERINA SOFFICI
 

La vita di Angela Marsons è da sola una storia che vale la pena di essere raccontata. Venticinque anni di rifiuti e poi il successo da quattro milioni di copie. Una storia così è difficile anche da immaginare. Eppure provateci. Immaginate una persona che per 25 anni si sveglia ogni mattina e scrive due ore prima di andare a lavorare, in un ufficio dove fa la manager di servizi di sicurezza. Poi la sera torna a casa fatica, noia, routine, grane - di un impiego che non le piace ma cui è costretta per pagare il mutuo e l'unica gioia è rimettersi al tavolo e scrivere per altre due ore prima di andare a dormire.

Questa è stata la vita di Angela Marsons per venticinque anni, durante i quali ogni suo tentativo è stato rigettato. Ma lei ha continuato. Imperterrita, con la determinazione di una che non ha altra scelta. Finché un bel giorno, come nelle favole, una persona conosciuta per caso ha creduto in lei e un editore online ha pubblicato il suo primo libro. Nel giro di due giorni quel libro, Urla nel silenzio, il primo della saga che ha per protagonista la detective Kim Stone, raggiunge il primo posto della classifica delle vendite su Amazon e da lì non si schioda per un mese. Un milione di copie. Sono seguiti II gioco del male, La ragazza scomparsa, Una morte perfetta, Linea di sangue, Le verità sepolte. Due milioni, tre, poi quattro. Ora esce anche in Italia II primo cadavere, che è una sorta di prequel della saga.

La storia dell'editoria è piena di autori rifiutati e bestseller che hanno collezionato decine di rifiuti. Ma questo di Angela Marsons è davvero un caso limite. Chiunque avrebbe gettato la spugna. Ma non questa donna dalla risata gioviale e dalla voce calda, con un marcato accento delle West Midlands, la regione a ovest di Birmingham dove è nata, che divenne il sinonimo della rivoluzione industriale inglese, il luogo delle fabbriche e degli operai. La chiamano la Black Country, nera come il carbone e come le polveri sputate dalle ciminiere degli stabilimenti che lavoravano l'acciaio, le vetrerie, le miniere e le fabbriche di mattoni. Nera a tal punto che si dice Tolkien si sia ispirato a quei paesaggi per descrivere la terra di Mordor nel Signore degli Anelli. Cresciuta in una casetta a schiera in quella terra proletaria, dove ambienta anche i suoi thriller, due sorelle e un fratello, figlia di un autista di Tir sempre in viaggio, la Marsons è una sorta di Cenerentola della parola scritta, arrivata al successo passati i cinquanta. Nella Black Country, Angela continua a vivere.

 Come ha fatto a non mollare?

 «Merito della mia compagna Julie, che mi sta accanto da 30 anni e che ha sempre creduto in me. Mi diceva, hai talento, vai avanti. Mi esortava a continuare a provare. Diceva che le piaceva cosa scrivevo e che se piaceva a lei sarebbe piaciuto anche agli altri».

Ha sempre voluto fare la scrittrice?

«Dove sono cresciuta nessuno aveva mai pensato di diventare scrittore. Era semplicemente una cosa che non entra nel radar delle persone. Maio, proprio per sfuggire a una realtà come questa, ho sempre amato leggere. E ho iniziato a scrivere per dare alle persone la stessa via di fuga che avevo trovato io».

Scriveva anche se nessuno la voleva leggere...

«Sì, il mio sogno era potermi guadagnare da vivere scrivendo. Oggi mi leggono persone in tutto il mondo, sono tradotta in 28 lingue. E ogni mattina ancora non ci credo. Mi devo dare dei pizzicotti per essere sicura di non essere ancora nel sogno. Non avrei mai pensato che potesse avverarsi».

Come è successo che nel 2015 il sogno si è avverato?

«Avevo mandato dei manoscritti a un'agenzia che non era riuscita a venderli a nessuno degli editori tradizionali. Dopo un paio d'anni mi avevano detto di lasciar perdere. Ma a una persona erano piaciuti. Questa persona, una donna, se n'era poi andata dall'agenzia e si era messa in proprio. È stata sua l'iniziativa di riprendere in mano i miei manoscritti. Li ha sottoposti ad altri editori, senza neppure dirmelo prima, per non creare false aspettative. Quando mi ha chiamato per avvisarmi che un editore digitale era interessato, non ho manifestato molto entusiasmo. Avevo paura che fosse l'ennesima delusione. Pochi giorni dopo ho ricevuto una mail di conferma e solo allora mi sono permessa di avere un po' di speranza».

Poi tutto è accaduto molto velocemente. "Urla nel silenzio" è stato definito un miracolo del web.

 «È vero. È stata una cosa incredibile. In due giorni era in testa alla classifica dei titoli più venduti di Amazon.»

Gli altri si saranno mangiati le mani. Una bella rivincita, no?

 «Sì. Hanno iniziato a chiamarmi tutti quanti, volevano mettermi sotto contratto. Ma io avevo già firmato per quattro titoli con il mio editore online, che non mollerò mai. È una questione di lealtà. Loro sono stati gli unici a credere in me e per me la fedeltà è un valore molto importante. In questo periodo sto facendo la revisione per il volume numero 13 che uscirà a novembre e sto scrivendo il numero 14, per l'anno prossimo. Ho un contratto per 16 libri, due l'anno».

Una fabbrica della scrittura... Perché proprio sedici? Ha deciso di uccidere Kim Stone, dopo? La saga si interromperà?

«Neanche per sogno. Non ho nessuna intenzione di fermarmi al numero 16. Ci sono ancora troppe storie che devo scrivere. Come quando ero ragazzina mi sveglio nella notte per buttarle giù».

Dove trova l'ispirazione?

«Ovunque. Dai giornali, dalla televisione, da quello che leggo e da quello che ascolto. La mia fonte principale è il genere umano. È una fonte inesauribile. Fin da piccola sono sempre stata interessata a guardare le persone, a capire cosa fanno, come si comportano. Anche a scuola gli insegnanti dicevano che sarei stata la prima della classe se avessi studiato tanto quanto mi impicciavo degli affari degli altri».

Sempre stata così?

 «Per me sta tutto nella natura umana. Ricordo che quando avevo 12 anni a scuola la professoressa d'inglese mi chiese se poteva darmi libri indicati per ragazzini sopra la mia età, più incentrati sulle relazioni umane, la psicologia, i comportamenti che sulle avventure. Mi piacquero moltissimo».

Perché gli umani leggono thriller?

«Perché è un modo di esplorare il lato oscuro del comportamento umano. Vogliamo credere che l'assassino, lo psicopatico, lo stupratore siano persona lontane da noi. Poi scopriamo che sono il tizio - o la tizia della porta accanto. Leggere le loro storie è un modo per tenerle a distanza».

Lei indaga a fondo nel lato oscuro. C'è qualche tema che non toccherebbe mai nei suoi thriller?

«La crudeltà sugli animali. E in genere le cose che sono troppo esplicite. Posso scrivere di fatti terribili e di persone cattivissime, ma comunque ci vuole rispetto, non si può essere insensibili. Conta il modo con cui si affronta un argomento».

La sua eroina è una donna, spesso anche i cattivi nei suoi thriller sono donne. Come mai?

«Perché sono meno raccontate e perché sono più interessanti. Siamo abituati ai serial killer uomini, sappiamo già tutto di loro. Mentre per me nelle donne c'è più da indagare a livello psicologico».

Quanto di lei c'è nel personaggio di Kim Stone?

 «Il detective Stone è brusca e sgarbata, è il mio opposto. Io sono molto più sociale e gentile. Forse inconsapevolmente lei è come io avrei voluto essere. Ho avuto questo personaggio così ruvido nella testa per anni, ma non avevo il coraggio di scriverlo, perché mi pareva eccessivo. Poi è nata e mi piace perché è un personaggio integro, con molta personalità. Infatti, talvolta mi è anche un po' sfuggita di mano, fa più quello che vuole lei di quello che le voglio far fare io».

Succede con i personaggi di successo...

 «Sì. Hanno una loro personalità netta e per me è importante continuare a scavare per tirarla fuori fino in fondo».

Per questo ha scritto ora un prequel, prima ancora di finire la saga?

«Sì, Perché volevo che i lettori sapessero come la squadra si era incontrata, come nascevano i personaggi, dare spessore. In verità me lo hanno chiesto un sacco di lettori. Mi scrivono molto e c'è molta interazione con loro».

Le Midlands sono un luogo chiave nella storia recente del Regno. La crisi ha colpito molto forte, fabbriche chiuse, povertà, razzismo e risentimento. Qui il voto per la Brexit è stato massiccio, qui il virus ha colpito più forte. Cosa ne pensa?

«Penso che è vero. Su Brexit molte persone sono state confuse dalla propaganda. Ci sono ancora le fabbriche di vetro e della ceramica, ma l'industria pesante ha chiuso. Non penso che Brexit risolverà la situazione c'è più da indagare a livello psicologico».

Il successo come ha cambiato la sua vita?

«Intanto non ho più il mutuo da pagare e ci siamo trasferite in un luogo più ameno, sempre nella Black Country, però più in campagna, sulla cima di una collina. Vivo con la mia compagna, due labrador e un pappagallo. Continuo con la mia routine e scrivo due ore la mattina e due la sera, ma adesso ho molta più flessibilità. Se devo finire un capitolo importante o sono in un momento cruciale, posso andare avanti a scrivere. Durante la giornata mi occupo di tutto il resto: social media, rispondo alle mail, faccio interviste. Anche questo è parte del lavoro di scrittore a tempo pieno».

Chi le scrive?

«In tantissimi, anche molti italiani. L'Italia per numero di vendite è il secondo paese dopo la Gran Bretagna. Mi chiedono quando andrò, vogliono incontrarmi».

E quando andrà?

«Credeteci o no, sono andata all'estero una sola volta. E indovini dove?»

Italia?

 «Sì, a Rimini. Poi anche Roma e Venezia. È stato un viaggio di 36 ore, perché non prendo aerei. Ora vorrei tornare, ma devo prima fare il passaporto. Non l'ho mai avuto, ma con la Brexit mi servirà».

 

 

Premio Bancarella

Inglese, Angela Marsons vive nella Black Country, la regione «nera» di carbone dove ambienta i suoi romanzi. Per 25 anni nessuno vuole pubblicarla, fino al contratto con un editore online. Esordisce nel thriller con «Urla nel silenzio» (ora a 1 milione di copie) dando inizio alla serie con protagonista la detective Kim Stone. Con «Le verità sepolte» ha vinto il Premio Bancarella 2020. In Italia pubblica con Newton Compton.

 La nuova indagine

La serie di thriller che vede protagonista la detective Kim Stone fa un passo indietro e con II primo cadavere. Angela Marsons porta i milioni di affezionati lettori all'origine di tutto, quando per la prima volta la ruvida e scontrosa poliziotta inglese entra nel commissariato di Halesowen e incontro la squadra che le hanno assegnato. Non fanno neppure in tempo a conoscersi, che viene ritrovato il cadavere di un giovane impalato e decapitato. Nel freddo e grigio giorno d'inverno, nel triste scenario della Black Country, la regione industriale dell'Inghilterra del Nord dove sono ambientati tutti i thriller della Marsons, Kim e i suoi si precipitano sul luogo del delitto.
Inizia così il primo caso della saga di Kim Stone, che con Urla nel silenzio, ha lanciato Angela Marsons, l'ha resa il cosiddetto «caso internazionale» e ne ha fatto la nuova regina del thriller. Sono poi seguiti II gioco del male, La ragazza scomparsa, Una morte perfetta, Linea di sangue e Le verità sepolte. In Inghilterra sono già stati pubblicati 12 volumi, in Italia esce ora questo che potremmo considerare una pausa, o meglio un passo indietro, alla prima indagine che metterà subito a dura prova la commissaria Kim Stone e il suo team.


Stacey Wood, entrata a far parte del gruppo come esperta informatica, scopre un'inquietante somiglianza con un omicidio recente e si convince che tra le due morti ci sia un legame.  La chiave di tutto potrebbe essere una residenza per ragazze maltrattate. Mentre l'assassino minaccia di mietere altre vittime, i quattro colleghi dovranno imparare al più presto a collaborare. Se la giovane Stacey già si distingue per l'efficienza e il sergente Bryant per la sua affidabilità, l'ambizione di Dawson rischia di mandare all'aria il delicato equilibrio del team investigativo. Non sarà facile per Kim, nel suo nuovo ruolo di capo, tenere unita la squadra che è chiamata a risolvere il suo primo difficile caso. Angela Marsons è molto abile nell'indagare la natura umana e il suo mondo è pieno di psicopatici della porta accanto. Ma tra le sue pagine c'è anche un tocco di sottile ironia britannica che dà profondità e spessore ai suoi libri volta-pagine che l'hanno resa in appena cinque anni la vera regina del giallo internazionale. I suoi gialli hanno venduto oltre 4 milioni di copie e sono tradotti in 28 Paesi. Molto amata in Italia, ha appena vinto il Premio Bancarella 2020.

 


12/09/2020

Scarica file PDF allegato