ANNA PREMOLI - Amore ai tempi della pandemia: e se l'«emergenza» aiutasse a recuperare un rapporto?


Anna Premoli nel suo ultimo libro - «Tutto a posto tranne l’amore» ( Newton Compton ) - racconta di una coppia divorziata che durante il lockdown ritrova le ragioni per stare insieme. E qui ci spiega perché la pandemia non ha provocato solo divorzi

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Qualcuno fa notare che la pandemia non è stata altro che un acceleratore di eventi, dal campo tecnologico (e qui si intendono anche quelle “meravigliose” videoriunioni in mutande) a quello sociale, ma che la maggior parte dei cambiamenti fosse in atto già da tempo. Tra questi, anche l’aumento di richieste di separazione, che continuano a crescere più o meno da quando è nata la legge sui divorzi. Ovvero, non è del tutto colpa del coronavirus, ma bisogna risalire a monte del problema, riconducibile alla modernità e al nostro impegnativo stile di vita. Questa è pur sempre un’epoca di forte individualismo affettivo, dove la coppia, più che essere un elemento unitario e omogeneo, è invece un’entità complessa, duale ed eterogenea.

Quel che è certo è che la pandemia si è rivelata essere una tempesta perfetta per il complicato mondo delle relazioni, in particolar modo quelle sentimentali, e tanti articoli hanno giustamente trattato di coppie che, dopo aver passato anni a incrociarsi il meno possibile, complice una vita frenetica e piena di impegni, all’improvviso si sono ritrovate intrappolate tra quattro mura, costrette a trascorrere insieme molto più tempo di quanto avrebbero mai auspicato.

Le relazioni, anche quelle di lungo corso, si reggono spesso su equilibri molto più fragili di quello che si possa immaginare, con la conseguenza che tante coppie, uscite dal duro lockdown di marzo/aprile 2020, sono corse a trovarsi un avvocato e hanno fatto armi e bagagli. A tanti è mancato infatti il momento di sfogo, quel potersi vedere magari con la propria amica del cuore per rimuginare insieme sulle proprie frustrazioni. A tanti è proprio mancata la “giusta distanza”, quel meccanismo di salvaguardia che ci aiuta a vedere meno nero di quanto possa sembrare a una prima occhiata, quando ci si allontana dopo una litigata e si riesce a concentrarsi anche su altro.

Tutte cose vere, purtroppo. Tuttavia a me sembra che non si sia enfatizzato a sufficienza un altro interessante fenomeno, ovvero il punto di vista opposto, quello che ha permesso a coppie traballanti, che magari in epoche più “normali” sarebbero state destinate a un lento e inesorabile declino, di risvegliarsi, complice la pandemia, dal pericoloso torpore in cui stavano vivendo. Insomma, e se in mezzo a tanta negatività sentimentale la pandemia fosse stata anche una sorta di scossa in grado di ravvivare certi rapporti in crisi?

Qualche volta il punto di rottura può essere anche il punto da cui iniziare a ricostruire, e il modo migliore per farlo è quello di utilizzare una doppia arma: lo sguardo e il dialogo.

Tante coppie, intrappolate in anni di noia, arrivano a creare l’impressione di non avere più nulla da dirsi, perché dal conoscersi molto bene al conoscersi troppo certe volte il passo è breve. La conseguenza è che con il passare del tempo si arriva a non “vedersi” davvero: ci si guarda ma non ci si vede.

Sembrerebbe un controsenso, e invece è la triste verità per molti, perché è la capacità di osservare tutti gli infiniti dettagli a caratterizzare l’amore. L’amore è un dettaglio, diceva Rimbauld, e aveva pienamente ragione. Ecco perché lo sguardo è il primo punto da cui ripartire, ma deve essere uno sguardo attento e curioso; dobbiamo aver voglia di riscoprire la persona che ci è davanti senza i pregiudizi del passato. Anzi, dobbiamo proprio dimenticarci tutto quello che crediamo di sapere sul nostro partner, perché è molto probabile che si sia evoluto, mentre noi eravamo impegnati “a pretendere di sapere”.

Uno volta che ci siamo rimessi in gioco reciprocamente con gli sguardi, è necessario passare al secondo step: il dialogo. In fondo è la qualità della comunicazione a distinguere i rapporti di successo da quelli fallimentari. E quale miglior momento per provare nuovi modi per parlarsi e capirsi se non una situazione estrema come quella pandemica, quando la consapevolezza di non poter incontrare tante persone o tornare presto alla vita di prima ci può rendere più recettivi e attenti nei confronti del nostro compagno?

La routine è insieme un pericolo per la felicità sentimentale di lungo corso, ma anche uno strumento necessario per il benessere dell’essere umano. Con il batticuore perenne non si vive bene, diciamolo chiaramente a chi idealizza solo la fase dell’infuocato innamoramento. Tuttavia, un rapporto che funzioni non ha paura di osare, magari anche con strumenti differenti dal solito, perciò ogni tanto anche scriversi un messaggio o un’email può essere un modo per spezzare l’abitudine, un nuovo modo per riprendere a “parlarsi”.

Ma come, scrivo dei messaggi a qualcuno che magari lavora in smart working a pochi metri da me, si chiederà qualcuno. E io insisto: perché no?

Spesso anche da una frase scritta può nascere la curiosità di riscoprire una persona, come accade a Ludovico e Ginevra, due ex coniugi protagonisti del mio ultimo romanzo “Tutto a posto tranne l’amore”, che si ritrovano a comunicare dopo anni di silenzio proprio per via dello straordinario momento vissuto. In fin dei conti non c’è nulla di più bello che rendersi conto che la comunicazione non era del tutto scomparsa ma solo sopita e che, non dando per scontato l’altro, si può tornare a lunghe conversazioni faccia a faccia.

Insomma, non abbiate paura di sperimentare, perché l’unico modo per fallire è non fare nulla.

 

*Anna Premoli, Autrice da oltre 900 mila copie, 400 settimane complessive in classifica, vincitrice del premio Bancarella con il romanzo d’esordio Ti prego
lasciati odiare
, pubblicata in 12 Paesi
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17/03/2021

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