INTERVISTA. SAMUELE BRIATORE - I FAMOSI SALOTTI BENE SONO DEI GRAN POLLAI


I GIUDIZI DI MISTER GALATEO
I FAMOSI SALOTTI BENE SONO DEI GRAN POLLAI
Caterina Maniaci su Libero

Fin da piccoli bisognerebbe imparare ad ascoltare fino in fondo, quando si parla con qualcuno, non interrompere continuamente e usare a raffica il pronome "io", onde evitare, crescendo, di fare la figura del cafone e del maleducato nelle future cene e riunioni. Così come i ragazzini dovrebbero imparare che non ci si rivolge con il "tu" agli adulti e dovrebbero tornare a usare il più elegante "lei". Volete mettere a disagio i vostri commensali? Parlate delle vostre malattie, o dei vostri successi professionali, del tempo, di soldi e di disgrazie varie. Mentre se ci sono ospiti stranieri, ricordarsi che in Oriente è estremamente sconveniente mostrare la suola delle scarpe accavallando le gambe, mentre i giapponesi aborrono vedere qualcuno che si soffia il naso in pubblico e i cinesi guardano con sospetto chi gesticola troppo: se si organizzano serate allo scopo di accattivarsi la simpatia di possibili clienti, partners economici o solo per godersi nuove amicizie, evitare comportamenti simili. Partecipate a qualche vernissage d'arte? Non pronunciate a casaccio il termine "bello" e "inconsueto" per definire un'opera e soprattutto non gettate occhiate vogliose al buffet discretamente apparecchiato in fondo alla sala. Certo, mentre infuria la pandemia simili occasioni sono sempre più scarse, ma anche in questo periodo così particolare è bene non perdere la pratica delle buone maniere.
Pillole di consigli per riuscire a comportarsi sempre in modo appropriato in qualsiasi occasione: Samuele Briatore da anni si impegna in questo settore che, a sorpresa, attira costantemente nuovi adepti. Non per nulla ha creato l'Accademia italiana Galateo e Buone maniere, che organizza in tutta Italia corsi, seminari, persino lezioni a livello universitario. E scrive libri sul tema. L'ultimo si intitola Come usare le parole giuste in qualsiasi occasione, pubblicato dalla Newton Compton Editori (pp.288, euro 10). Un libro sull'uso del linguaggio "giusto", in un periodo storico in cui le parole appaiono più che mai abusate.

Com'è possibile che qualcuno oggi voglia imparare le buone maniere, visto che questa è l'epoca della maleducazione, quando nessuno ascolta e tutti urlano?

"In effetti, il dubbio è legittimo, soprattutto considerando quanto sia dilagante nei media e attraverso i social la mania delle buone maniere, mentre in concreto la maleducazione è la regola. Fino agli anni Cinquanta le maniere erano un concetto in riferimento ad una morale concreta, il "buono" si realizzava nelle buone maniere, appunto. Poi si è svuotato il senso ed è rimasta solo una carcassa vuota. Moltissimi credono che essere educati significhi essere inetti, farsi mettere in piedi in testa. Il concetto di comunicazione, dello stare insieme, è sempre più fluido, incostante; si è incapaci di sostenere una conversazione sensata per più di dieci minuti e questo capita anche a persone colte, con lavori prestigiosi".

Non sarà che siamo condizionati dal format dei talk show?

"Beh sì, questo format è stato trasportato di peso in salotto, dove si ricrea proprio l'agone del talk show, il metodo del pollaio, in cui si starnazza tutti insieme appassionatamente. Invece le parole devono essere belle, ben pronunciate, non appiattite, abusate. Parole piegate alla moda del momento, da usare come un mantra. Pensiamo alla frase continuamente pronunciata "andrà tutto bene", imperante durante il lockdown. E adesso è il momento del termine "farraginoso", applicato a tutto e a tutti".

Nel suo libro parla esplicitamente di erotismo della parola…

"Certo, voglio sottolineare il fatto che le parole devono piacere, devono essere capaci di sedurre. Anche perché esprimono la forza delle proprie convinzioni. Oggi, invece, si sta imponendo l'uso del parlare di nulla, una conversazione definita gentile, perché non si impegna, non prende posizioni, non attacca, e alla fine diventa senza senso, solo per far passare il tempo. Questa non è buona educazione. Certo, durante una cena è meglio non avviare discussioni sulle gravidanze per non urtare la sensibilità delle altre donne presenti. Meglio evitare temi come la religione o i candidati ad una elezione politica, perché potrebbe degenerare in scontri, non in confronti. Eppure, quando si creavano i primi salotti intellettuali e letterari, erano proprio queste discussioni a fare da sfondo agli incontri di grandi personaggi".

Dobbiamo portare costantemente la mascherina: come si modificano le regole di buon comportamento?

"La mascherina ci ha tolto tanto ma ci ha dato la possibilità di dare molto più valore al sorriso. Alcuni studiosi hanno calcolato che ne esistono circa 18 tipi, quello più diffuso è il cosiddetto sorriso sociale, il più falso, diciamolo. Ora, mascherati come siamo, questo sorriso non può più essere usato a man bassa, bisogna sorridere con gli occhi e mentire con lo sguardo è ben più difficile".

E il modo di salutarsi?

"A me non piacciono i saluti alternativi, se non quello di portare la mano sul cuore. E che dire di quello che usa Carlo d'Inghilterra? Lui usa namasté, il saluto dell'India e dell'Asia, una cosa assurda,, che diventa piuttosto ridicola".


 

 


16/10/2020

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