13 idee per educare bambini felici


di Fabiana Salsi

Esce «Il nuovo metodo danese per educare alla felicità», libro che spiega cosa potremmo «copiare» dal paese più felice del mondo per crescere bambini più liberi e sicuri di sé. Ecco 12 esempi (per cominciare)
Sono sottoposti a continui esami, valutati con dei numeri, messi in classifica perché c’è sempre un primo della classe. E se anziché dare un punteggio a ogni performance, concentrare tutto sul rendimento scolastico, cambiassimo prospettiva concentrandoci di più sul livello di benessere e di sviluppo emotivo, in definitiva sulla felicità, dei nostri figli? Così succede in Danimarca, perennemente sul podio della classifica annuale dei paesi più felici del mondo stilata dall’Onu; Un modello che funziona, e ora a (ri)spiegarci il perché è la psicologa americana Jessica Joel Alexander con il libro Il nuovo metodo danese per educare alla felicità, a scuola e in famiglia (Newton Compton).

IL LIBRO
Arriva dopo il bestseller Il metodo danese per crescere bambini felici (Newton Compton), e ancora una volta, pur senza mai mitizzare la Danimarca, offre esempi e buoni pratiche che tutti – a casa come a scuola – potremmo almeno sperimentare per rendere i bambini più resilienti e sicuri di sé spianandogli la strada per diventare adulti consapevoli e abili anche nell’affrontare il mondo del lavoro. Nella gallery sopra ne trovate 12, scelti tra i tantissimi presenti nel libro.

GLI STUDI E IL METODO DANESE
Tutto parte dalla felicità: uno studio dell’Università di Harvard condotto su 435 studenti seguiti dalle elementari alle superiori ha evidenziato che esiste una relazione più che significativa tra la felicità e i buoni risultati scolastici e a che condizionare positivamente il rendimento degli studenti sono i buoni rapporti che hanno con i loro pari e con gli insegnanti. È questo che si fa in Danimarca, con un sistema educativo che promuove la capacità di entrare in relazione con gli altri, attraverso la fiducia, l’empatia, la sincerità, il coraggio e l’hygge (a ciascuno dei quali l’autrice nel libro dedica un capitolo a sé con relativi esempi).

Non ci sono voti dati in base a quanto un bambino impara di ogni singola materia fino alle medie, ma in classe si valuta il «trisvel», il livello di benessere di ciascuno. All’inizio di ogni anno, inoltre, a scuola si chiede ai bambini cosa cosa vorrebbero migliorare di se stessi e nel loro rapporto con gli altri, si stabiliscono degli obiettivi di apprendimento e periodicamente si fanno verifiche per capire se e cosa fare per migliorare. Ma nessuno è iperprotetto: ai bambini danesi, ad esempio, si spiega cos’è la morte e il sesso già dalle elementari e lasciarli liberi di giocare e arrampicarsi senza frustrarli con le proprie paure (avete presente tutte quelle volte che al parco gli diciamo “attento che cadi!”?) è la prassi. Il presupposto è la libertà: qualsiasi età abbiano si lasciano liberi di esprimersi, di confessare le proprie paure, di sperimentare e anche di sbagliare per poi imparare che l’errore è la migliore occasione per il cambiamento.

PERCHÉ PROVARE
Non è una novità che la maggior parte dei sistemi scolastici contemporanei siano considerati poco performanti per il mondo del lavoro di oggi. Un recente rapporto sul capitale umano pubblicato dal World Economic Forum ha spiegato che le scuole si focalizzano troppo sulle abilità cognitive e poco sullo sviluppo del pensiero critico, il problem solving, la creatività e la collaborazione. Certo, i presupposti sono diversi: tanto per cominciare, gli insegnanti danesi guadagnano di più e anche per questo sono più motivati. E poi guadagnano di più – e sono meno stressati grazie a un sistema di welfare molto più presente del nostro – anche i genitori. Ma bisogna sempre mettersi in discussione, e provare per capire se si può migliorare. Nella gallery sopra 12 esempi tratti dal libro

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Fonte: Vanity Fair 11/10/2018


11/10/2018

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