Attenzione alle etichette (e al temibile "caramello")


Fonte: Il Fatto Quotidiano
A cura di: Patrizia De Rubertis


Si fa presto a dire "faccio al volo la spesa". Siamo talmente abituati a mangiare cibi industriali, preparati e confezionati secondo precise norme (freschi, in polvere, congelati, scongelati, affumicati, separati meccanicamente e così via) da non avere consapevolezza di quello che portiamo in tavola. C`è chi si affida al marchio, chi risente della pubblicità, chi subisce il fascino delle novità e chi si fa guidare dalla gola. Fatto sta che tra prodotti light, biologici, quelli per ridurre la flatulenza o gluten free, ci siamo mai chiesti cosa vada evitato per tutelare la salute ed evitare inutili rischi? Per Enrico Cinotti, vicedirettore del mensile il Salvagente, che segue il mondo dei consumatori da oltre vent`anni, la risposta è talmente chiara da averci scritto il libro È facile fare la spesa se sai leggere l`etichetta. Con le abitudini consolidate tra gli scaffali (i prodotti più cari sono sistemati all`altezza degli occhi; basta guardare più in basso e trovare quello più economico che non equivale a dire peggiore) e sempre meno tempo a disposizione per scegliere con cura cosa mettere nel carrello, è sulle confezioni dei prodotti che si trova l`arma in più per vincere la battaglia contro contraffazioni e truffe nel settore dell`industria agroalimentare. Le etichette, infatti, informano sul contenuto del prodotto in modo chiaro, semplice, leggibile e veritiero. O, almeno, dovrebbero. Per i più non solo risulta difficile leggerle a causa dei termini troppo tecnici, ma anche per la mancanza di uniformità che c`è tra i prodotti. Anche se per legge (Regolamento Ue 1169/11) le etichette dei prodotti preconfezionati devono riportare obbligatoriamente determinate indicazioni (come ingredienti, allergeni, additivi, quantità netta, scadenza, stabilimento, Paese d`origine, lotto di produzione o dichiarazione nutrizionale), poi invece si scopre che frutta, formaggi, burro, latte, acqua e vino non hanno la lista degli ingredienti. O che salumi, carne di coniglio, derivati del pomodoro diversi dalla passata, concentrato di pomodoro e sughi pronti, riso, derivati dei cereali (pane, pasta), carne, frutta e verdura trasformate, sono esenti dall`obbligo dell`origine in etichetta. Eppure l`assunto è facile: nella lista degli ingredienti, il primo che compare è quello usato in maggiore quantità nel prodotto finito, mentre le sostanze potenzialmente allergeniche devono essere evidenziate in grassetto e, nel caso siano presenti grassi od oli vegetali, è obbligatorio specificarne l`origine (palma, cocco, grassi idrogenati...). Meglio anche ricordare che più bello non significa necessariamente più buono, come insegna la mela di Biancaneve. Specie se ci si sofferma sul colore degli alimenti. Spesso, infatti, in barba ai consumatori, viene aumentata la pigmentazione tramite i coloranti. Che, insieme a conservanti, addensanti, esalatori di sapidità, emulsionanti o antiossidanti rappresentano quegli ingredienti misteriosi che affollano le etichette. Si tratta di additivi, naturali o di sintesi, che "aiutano" i cibi a mantenersi più a lungo e a evitare la proliferazione dei microrganismi. In etichetta sono contraddistinti dalla lettera "E" seguita da un numero a tre cifre. Molta confusione è generata dal fatto che negli elenchi comunitari spiccano ben 26 funzioni svolte dagli additivi, tra cui i polifosfati e il caramello. I primi (E450, E451, E452) servono a trattenere l`acqua e mescolarla bene con la parte grassa per mantenere le caratteristiche fisico-chimiche nel tempo, come nel prosciutto cotto, gelati, chewing-gum e snack a base di cereali. Il problema è che trattengono anche calcio, magnesio e ferro. Tanto da essere vietati nel baby food. Poi c`è il caramello (E150 a, b, c, d) che, nel mondo dei coloranti non significa che è un prodotto ottenuto scaldando lo zucchero, bensì è "una sostanza di colore bruno" presente in molte bevande gassose, caramelle e dolciumi. Qualche anno fa il caramello solfito-ammoniacale è finito nel mirino delle autorità sanitarie come possibile cancerogeno. L`Europa, per tenere sotto controllo tutta la famiglia dei caramelli, ha stabilito che una dose giornaliera accettabile è pari a 0,3 grammi per kg di peso corporeo al giorno. Ma nello stesso tempo l`Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ne ha chiesto la riduzione. In attesa di capirne di più, "se volete starne alla larga, leggete le etichette. E se li trovate - consiglia Cinotti - cambiate prodotto".


23/02/2017