BARBARA FRALE. Leonardo da Vinci: il racconto di un genio


In concomitanza con la messa in onda della fiction di Rai1 “Leonardo” con Aidan Turner e Matilda De Angelis, su ilLibraio.it l’intervento di Barbara Frale, autrice del libro “Leonardo da Vinci. Il mistero di un genio” (che non ha legami diretti con la serie) e consulente storica per la fiction “I Medici”

 

Nel manoscritto Urbinate latino 1270 della Biblioteca Apostolica Vaticana si trova un testo inestimabile: il celebre Trattato sulla pittura di Leonardo da Vinci. Fu compilato dal più caro dei suoi allievi, il pittore Francesco Melzi, che devotamente e con fatica raccolse la miriade di appunti sparsi dal maestro in centinaia di fogli: lì dentro è racchiuso l’immenso sapere del genio sull’arte, ma ci sono anche molte nozioni di fisica, di anatomia, persino spunti filosofici. La cosa più singolare però è un’altra. Nell’ultimo foglio, il Melzi elencò tutti i manoscritti prodotti da Leonardo che era riuscito a trovare: alcuni sono scomparsi. Di essi non c’è traccia e non abbiamo la minima idea di cosa contenessero; dagli appunti rimasti, in ogni caso, è chiaro che gli interessi del genio esulavano dal semplice ambito artistico per abbracciare il campo della scienza per intero.

Il Leonardo da Vinci artista è ben noto, come anche l’ingegnere, l’inventore di macchine ardite, lo studioso dell’anatomia umana e animale; ma il Leonardo geologo, per esempio, resta avvolto nell’ombra: eppure meriterebbe maggior attenzione.

Molti dei suoi fogli contengono infatti il frutto di sue osservazioni sulla terra, non solo un’analisi degli strati rocciosi e degli organismi in essa intrappolati, che oggi diciamo “fossili”, ma, ciò che più colpisce, i lineamenti di quella che possiamo definire una sua teoria sull’evoluzione futura del nostro pianeta. Una profezia geologica, in breve.

Le ragioni per cui il genio non volle mai pubblicare nessun libro, pur avendo scritto copiosamente e su tantissimi argomenti diversi, sono anch’esse dibattute tra gli studiosi. Al riguardo mi sono fatta un’idea personale: l’ingegno particolarissimo di Leonardo, capace di precorrere i tempi, lo poneva in una posizione molto rischiosa da un punto di vista giudiziario. Egli viveva in un rapporto di equilibrio precario con le autorità ecclesiastiche, che autorizzavano i suoi lavori di anatomia sui cadaveri umani ma non li guardavano certo in modo benevolo.

Le esperienze vissute lo avevano reso prudente e anche diffidente verso il prossimo.

Strappato molto presto dalle braccia della madre, aveva dovuto sperimentare durezze e scarsità di affetti; la sua vera famiglia, in un certo senso, fu dapprima la bottega del maestro Andrea Verrocchio, poi gli allievi che Leonardo avrebbe accolto con sé: come Francesco Melzi, il fedelissimo e più caro, o il capriccioso e sregolato Salài, favorito da Leonardo anche se ne riconosceva la natura subdola e disonesta, e altri ancora.

L’affetto verso questi giovani talenti e l’attaccamento umano verso di loro hanno fatto insorgere la diceria di rapporti omosessuali, che tuttavia non ha prove storiche. Segnato dalla vita, Leonardo era un genio tormentato, pieno di ferite e inibizioni. La scelta del silenzio era innanzitutto frutto di paura e di sana prudenza, in un’epoca dominata dal grande sospetto delle autorità ecclesiastiche verso la scienza. Se esaminiamo ciò che Leonardo ha lasciato scritto, si capisce che un suo qualunque trattato avrebbe scandalizzato il comune sentire del tempo: da ciò, inevitabilmente, le antipatie e gli strali di menti fanatiche, ottuse, mai scarse in nessuna epoca storica. Il carattere palesemente rivoluzionario delle sue idee in diversi campi del sapere, del quale lui era pienamente consapevole, lo indusse a mantenere in ambito strettamente privato le deduzioni cui era giunto. E ciò ovviamente infittisce il mistero intorno alla sua figura.

Aveva inoltre un temperamento che mal soffriva le regole troppo rigide e le convenzioni capaci di limitare o addirittura soffocare la sua enorme creatività; l’idea di dover pubblicare le sue osservazioni scendendo a compromessi con le norme che dominavano la mentalità del suo tempo, cioè aggiustare le conclusioni per renderle accettabili al sentire comune, lo ripugnava al punto che preferì non rivelarle se non ai suoi allievi più cari.

Il mistero di questo genio, il mistero umano racchiuso nel pensiero di Leonardo, è ben lungi dall’essere svelato; anzi, il progresso degli studi che lo riguardano sembra portare alla luce sempre più risvolti inediti: per esempio il fatto che Leonardo poteva leggere testi di celebri scienziati arabi del Medioevo: non solo il ben noto Avicenna, ma altri come al-Kindi (che lui cita espressamente nel Codice Atlantico, foglio 225r), grande fisico, matematico, geologo e astronomo, l’opera del quale è per noi oggi in gran parte perduta.

Da questo magma di notizie storiche autentiche, anche se sconosciute ai più, ho tratto la sostanza fondamentale del mio romanzo. Simili argomenti sono sviluppati (in modo indipendente) anche nella fiction dedicata a Leonardo prodotta da Lux Vide, per la quale in passato ho svolto la consulenza storica (I Medici: Lorenzo il Magnifico e Nel nome della famiglia); come moltissimi altri, anch’io attendo con ansia di vedere rappresentato il mito immortale di quest’uomo in un racconto fondato essenzialmente sul vero storico, e reso più affascinante dalle tinte dell’immaginazione.


19/03/2021

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