Così gli Orsini diventarono i più feroci «Lupi di Roma»


LA SAGA

Così gli Orsini diventarono i più feroci «Lupi di Roma»

Matteo Sacchi su Il Giornale


Anni complessi per il Papato e per Roma quelli della seconda metà del XIII secolo. Le grandi famiglie cittadine si battevano per il primato sul controllo dell'Urbe. Come in molte altre città italiane si innalzavano torri minacciose, si tessevano alleanze, si organizzavano agguati notturni. Ma il complesso gioco militare e politico tra Orsini, Colonna, Annibaldi, Caetani, e Savelli (e l'elenco potrebbe proseguire ancora) aveva ripercussioni ben più ampie rispetto a quello che avveniva in altri comuni italiani. Le dinamiche romane si incrociavano con le dinamiche del papato e, di conseguenza, con quelle delle grandi monarchie d'Europa e con quelle del sempre più disgregato Sacro Romano Impero, persino con quelle dell'Impero Bizantino. Questo complesso di legami e di bilanciamenti, che rendeva difficile ai pontefici essere in prima istanza dei religiosi, come ci ricordano i ripetuti strali di Dante nella Divina Commedia, ci viene molto ben raccontato da Andrea Frediani nel suo nuovo romanzo I lupi di Roma (Newton Compton, pagg. 416, euro 12).
Frediani, autore di romanzi storici che vanta più di un milione di copie vendute, si concentra sull'ascesa degli Orsini. La casata aveva visto crescere la sua presa sulla città a partire da Matteo Rosso (1180-1246) che aveva combattuto per la Santa sede contro Federico II di Svevia. Poi i potenti cardinali, Matteo Rubeo e Giovanni Gaetano, proseguirono la sua opera. Giovanni Gaetano divenne la principale mente della politica papale già sotto il breve pontificato di Giovanni XXI. Quando nel maggio del 1277 Giovanni XXI morì, durante un inspiegabile crollo del palazzo papale di Viterbo, Giovanni Gaetano si trovò nella condizione di giocare tutte le sue carte per divenire egli stesso Papa. Vi riuscì con il nome di Niccolò III (pontefice dal 1277 al 1280).
Per gentile concessione dell'editore Newton Compton anticipiamo qui le pagine che Frediani dedica proprio alla morte di Giovanni XXI. Da lì si dipana poi la grande lotta per la spartizione del potere romano, che Frediani ricostruisce nel dettaglio, e che vide gli Orsini temporanei vincitori. A prezzo di quelle accuse di nepotismo che Dante nell'Inferno riassume così, per bocca proprio del defunto Niccolo III: "e veramente fui figliuol dell'orsa,/ cupìdo sì per avanzar li orsatti,/che su l'avere, e qui me misi in borsa". Il risultato è un romanzo storico che porta il lettore nel profondo dei meandri della politica medievale.


07/01/2021

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