Balli, flirt e gossip il bello di Austen spiegato ai ragazzi
Duecentocinquant'anni fa nasceva la grande scrittrice inglese. Un'autrice bestseller di oggi svela perché le storie che racconta sanno ancora catturare l'attenzione dei giovani della Gen Z.
Di Felicia Kingsley su La Repubblica
Prepararsi con le amiche, con le sorelle, curare il dettaglio che faccia la differenza anche se la moda è sovrana e da lontano sembra che si sia vestite tutte uguali. Ricevere l'invito per la festa di cui tutti parlano, sperare che ci sia qualcuno - proprio quel qualcuno - e che magari manchi qualcun altro - o altra -, danzare tutta la notte fino alle prime luci dell'alba, concludere con quello spuntino che non si sa se sia l'ultimo della nottata o il primo della giornata, andare a dormire quando la casa si sveglia e restare a letto fino a mezzogiorno e non farsi vedere in giro prima di metà pomeriggio.
Al ritrovo chiacchierare degli assenti, dei piccoli drammi che si sono consumati durante l'evento perché si sa che se non succede nulla, non c'è nulla di cui sparlare. Pardon, su cui aggiornarsi.
Questa descrizione risponde alla giornata tipo di una ventunenne Jane Austen a Steventon nella stagione mondana del 1796. Jane Austen aveva uno spirito mondano spiccato, amava le feste e si reputava un'ottima ballerina. I carteggi con la sorella Cassandra testimoniano quanto i ritrovi della social season fossero per lei una piacevole costante, e in queste lettere le due sorelle si scambiavano commenti e impressioni circa la serata trascorsa, gli outfìt sfoggiati dalle altre dame, senza lesinare commenti pungenti su quelle scelte non proprio valorizzanti. Oggi forse lo chiameremmo body shaming, ma quelle lettere non erano scritte perché le leggessimo noi e in privato, si sa, siamo tutti peccatori. Neppure i gentiluomini erano immuni alle critiche e Miss Austen si riservava di negare loro un ballo, qualora i loro indumenti non fossero di suo gradimento. Mi preme soffermarmi su questo per smentire chi vorrebbe scrittori e scrittrici timidi topi di biblioteca, analfabeti sociali che in situazioni di convivialità si ritrovano a far tappezzeria e guardare con occhi spauriti chiunque rivolga loro la parola, covando nel proprio cuore la speranza di tornare a casa il prima possibile per nascondersi dietro un libro. Non era il caso di Jane Austen, che i balli se li godeva fino in fondo, e detestava saltare una quadriglia o una Boulanger per mancanza di cavalieri. Anche lo svegliarsi tardi aveva importanza ieri come oggi.
Aprire gli occhi dopo mezzogiorno, l'indomani di un ballo, indicava che si era stati a una festa esclusiva, ospitata da personalità di spicco. Significava che il ballo era durato fino al mattino e, nel 1796, se una festa si protraeva per tutta la notte, voleva dire che il padrone di casa aveva sovrabbondanti mezzi economici. Jane Austen, in fondo, è sempre stata molto pragmatica nel fornirci i dettagli delle consistenze economiche dei suoi personaggi, questo perché era un aspetto che non trascurava neanche nella quotidianità.
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16/12/2025