Il thriller è donna: cinque ragioni per cui le scrittrici di crime hanno molto successo


Abbiamo dato carta bianca all'autrice bestseller americana Kimberly Belle per spiegare come, e perché, le donne stiano cambiando le regole del racconto crime

di Kimberly Belle

Le donne vanno fortissimo nel mondo del crime. Basta diate un’occhiata a una qualsiasi classifica dei libri più venduti per trovarci lì, schiacciate tra James Patterson e Glenn Cooper, con i nostri thriller scritti da donne, editati da donne, promossi da altre donne ancora e con protagoniste ancora delle donne. Sono libri con copertine e titoli molto attraenti, perché pensati per essere di richiamo per un pubblico di lettori prevalentemente femminile.
 
Ma non lasciatevi ingannare dalle copertine. I tempi del thriller in cui c’è un personaggio femminile che deve morire in modo che l’investigatore possa essere riconosciuto come un eroe, o in cui una bionda femme fatale tutta curve e tacchi a spillo aspetta un uomo che venga a salvarla sono finiti. Le storie che scriviamo io e le mie colleghe, riflettono quello che accade nella vita delle donne comuni, e celebrano la capacità femminile di far fronte alle difficoltà. Noi donne non siamo solo il nuovo trend del settore, stiamo proprio cambiando il modo in cui viene raccontato il crimine. Perché?

1. Perché ci stiamo riprendendo il nostro potere
Sì, è vero, in maggioranza sono donne le vittime prescelte di atti criminosi e violenti. E noi scrittrici conosciamo per esperienza diretta come si sente che una donna quando ha paura o si sente vulnerabile, oppure quando deve combattere per farsi strada in una società ancora maschilista, o ancora quando si ritrova a dover subire l’ingiustizia di essere considerate irrilevanti, ma sempre e comunque sotto osservazione, non si sa mai cosa potremmo fare. Difficile raccontare quanto ci siamo stancate di tutto questo.
Le nostre storie hanno come protagoniste delle eroine che non giocano più a fare le vittime. Sono donne che reagiscono alla violenza, che non hanno paura di usare la forza, che se la sanno cavare da sole. Donne che sono perfettamente in grado di risolvere crimini, che uccidono i cattivi, o semplicemente li mettono con le spalle al muro. Diamo ai nostri personaggi le risorse e la forza per determinare la propria sorte e ai lettori una ragione per fare il tifo per loro.

 
2. Perché i crimini non avvengono in assenza di contesto
Quando una donna subisce una violenza, il crimine provoca una serie di reazioni a catena. Che cosa accade alle sue relazioni? Come reagiscono la famiglia, il marito, i genitori, i figli? Accade la stessa cosa nel mondo di chi si è macchiato del crimine. Cosa succede quando scopri che tuo marito è un assassino? Fin dove sei disposta a spingerti per proteggere o vendicare un figlio o un fratello?
Le nostre storie cominciano con un atto di violenza, ma il loro fascino sta nel fatto che il lettore è messo nelle condizioni di osservarne gli effetti in dettaglio. Conosciamo bene la complessità delle relazioni femminili, i molti modi in cui le donne esercitano il potere, tradiscono o vengono tradite. È questo il cuore pulsante della storia, nella reazione dei nostri personaggi verso coloro che più amano.
 
3. Perché diamo voce all’emozione

Le donne vengono spesso accusate di essere troppo emotive. L’emozione è lo strumento principale con cui elaboriamo ciò che ci accade e questo è ancor più vero quando di mezzo c’è un crimine. Se la posta in gioco è alta, questo susciterà forti emozioni e le donne non si vergognano di scriverne.
Siamo anche in grado di fare un passo oltre, di scrivere le nostre storie in modo tale da suscitare reali e viscerali emozioni anche nel lettore. I nostri lettori infatti non vogliono solo sapere cosa succederà nella pagina seguente, ma cosa proveranno i personaggi. Vogliono che il loro cuore batta più forte durante le scene più spaventose, che gli occhi si riempiano di lacrime quando il protagonista è triste. L’emozione, sulla pagina come nel cuore del lettore, è ciò che fa vibrare veramente una storia.

4. Perché siamo empatiche
Dal momento che fin troppo spesso vestono il ruolo della vittima, il punto di vista delle donne offre una prospettiva unica. Ma, mettendo da parte la trama, scoprirete che le nostre storie nascondono spesso un messaggio più grande, più profondo. Un thriller sulla vendetta accende per esempio i riflettori sull’abuso che si consuma in famiglia, la storia di un bambino scomparso esplora il fenomeno del bullismo e tutti i possibili modi in cui possono tradirsi i membri di una famiglia. Sono storie in cui ogni donna può rispecchiarsi proprio per via di questo messaggio più ampio. È questo il fascino delle crime stories, le leggiamo e pensiamo che la stessa cosa potrebbe succedere a noi. E in quel caso cosa faremmo?
 
5. Perché familiare non significa dolce e gentile
Gli scrittori oggi usano l’ambientazione familiare per parlare di argomenti tipicamente maschili quali il denaro, il potere e la politica. Le nostre eroine sono donne che lavorano, che si occupano della casa e della famiglia. Sbagliano, e fanno cose che potrebbero essere giudicate immorali. Compiono errori madornali, e trovano il modo di cavarsela. Sono imprevedibili, complicate e piene di difetti, il che le rende appunto interessanti.
Questo non vuol dire che gli uomini non possano scrivere romanzi al femminile, è solo che le donne riescono a farlo così bene. E dopo lunghi anni in cui le donne venivano raccontate dagli uomini, è davvero intrigante e soddisfacente leggere una storia scritta da una donna e che ha una protagonista femminile. Una storia in cui le donne possano interpretare sia la parte del buono sia quella del cattivo.
 
E devo ammettere che è una sensazione davvero liberatoria…
 
 * Kimberly Belle è un’autrice bestseller internazionale tradotta in dodici lingue. Il suo romanzo Il matrimonio delle bugie (Newton Compton) è stato semifinalista ai Goodreads Choice Awards per la categoria Mystery & Thriller. I suoi libri sono apparsi nelle classifiche di USA Today, Wall Street Journal e Globe and Mail. Il suo ultimo titolo è "Una madre perfetta", in libreria dal 25 luglio per Newton Compton

Traduzione di Clara Serretta

Fonte: D.it 26/07/2019


26/07/2019

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