Intervista a Alison Belsham: «Perché il mix serial killer-tatuaggi è diventato un successo mondiale»


di Michela Ravalico

Un serial killer ossessionato dai tatuaggi, disposto a scuoiare le sue vittime ancora vive pur di mettere le mani sui loro tesori di inchiostro. Un detective giovane e dall'intelligenza fine, con una voglia esplosiva di dimostrare le sue capacità. Una tattoo artist con un passato diffìcile e un ex marito di cui è ancora innamorata e/o vittima, che affiancherà e aiuterà il detective nelle indagini. Il Tatuatore, ultima scoperta dell'editore Newton Compton alla fiera di Francoforte (12,00 euro, 383 pagine), è uscito il 4 maggio e dopo una settimana era già in top ten. Oggi sfoggia una copertina rosso sangue al Salone del Libro di Torino. E se vi mancava qualcosa di forte alla Stieg Larsson, l'autrice Alison Belsham è un'intrigante scoperta.

Gentile Alison, sul Guardian si dice che lei si è fatta il suo primo tatuaggio a 5O anni. Ma fino alla pubblicazione del libro, non ha avuto il coraggio di raccontarlo a sua mamma.
«Sì, è un po' ridicolo pensare a una donna della mia età che vive con trepidazione il momento in cui deve confessare alla propria madre di essersi fatta un tatuaggio».

Oggi, forse, sono più le persone tatuate che quelle nature. Lei come ci è arrivata a farsi tatuare un enorme polpo colorato sul braccio destro?
Mio nonno. Negli anni 20 lavorò in Cina come submariner e tornò a casa con due splendidi dragoni tatuati sulle braccia. Da bambina ero affascinata, e gli chiedevo sempre di farmeli vedere. Quando ero ragazza, però, non era ancora così ben visto farsi tatuare. Per cui ho aspettato. Poi, sono andata alla London Tattoo Convention, ho individuato il mio artista, Matthew Gordon, che lavora a Berlino».

Così è nato il suo libro. Ma l'idea di un maniaco che scuoia le sue vittime per impossessarsi dei loro tatuaggi, da dove spunta?
«Ero a Berlino, sdraiata nel letto dell'albergo mentre l'inchiostro ancora umido dell'ultima sessione di tatuaggio macchiava le lenzuola e ho pensato: il bello di un tatuaggio è che è per sempre e nessuno te lo potrà mai togliere. E se invece qualcuno ci provasse? Ecco il semino che ha dato origine a tutta la storia».

Il tatuatore è ambientato a Brighton, in Sussex. Come mai questa scelta?
«Brighton è un'incantevole località nella costa sud dell'Inghilterra. Io l'ho visitata solo da bambina, oggi vivo a Edimburgo. Ma riconosco ancora il suo spirito libero, bohemienne, alternativo. Inoltre ospita un'importante fiera del tatuaggio».

Marni, la protagonista femminile, è una donna di 40 anni, divorziata, malata di diabete, con un passato difficile. Francis, 28 anni, è nominato capo ispettore forse raccomandato dal padre e per questo ha un desiderio di affermazione molto forte. Chi è il suo preferito?
«Come chiedermi quale dei miei figli io ami di più. Li adoro entrambi. Marni è esperta, ha girato il mondo, conosce il mondo dei tatuaggi che a Francis è ignoto. Ma Francis ha autorità e posizione, oltre a un intelletto molto acuto. Assieme sono un team perfetto per risolvere l'intrigo».

Prima di questo romanzo ha lavorato soprattutto come sceneggiatrice, campo in cui ha raccolto un importante successo aggiudicandosi l'Orange Prize nel 2000, e come copywriter. Su cosa sta lavorando, oggi?
«Il Tatuatore avrà un seguito, e sto già scrivendo il secondo capitolo di tre di questa saga. Mi piace scrivere thriller, esplorare le debolezze umane e i loro fallimenti. Un giorno mi piacerebbe sperimentarmi su una storia horror. Ma solo quando il Tatuatore sarà completo».

Fonte: Libero 12/05/2018


12/05/2018

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