La mia natività è viva


Sulle tracce del Caravaggio

Pubblichiamo di seguito un testo originale di Alex Connor in cui la scrittrice britannica spiega la genesi del suo secondo volume della trilogia "Cospirazione Caravaggio" in libreria per Newton Compton. La storia è quella del quadro rubato a Palermo, caso per il quale da poco sono state riaperte le indagini, dopo la relazione della Commissione Antimafia. 

di Alex Connor


La storia la conoscono tutti. Nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969, una banda di ladri si è introdotto nell’oratorio di San Lorenzo, a Palermo, e ha tagliato via dalla cornice l’enorme pala d’altare opera di Caravaggio, intitolata Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi. Realizzata l’anno prima della morte dell’artista, nel 1609, la tela era considerata un capolavoro di valore inestimabile. 
Ecco perché non ho mai creduto, nemmeno per un momento, che un simile trofeo possa essere stato distrutto. Nel mio libro, Cospirazione Caravaggio, ho infatti immaginato che la tela sia ancora intatta e le ultime notizie di cronaca hanno dato sia a me che a molti altri amanti dell’arte una straordinaria speranza in tal senso. 
Prima di cominciare a scrivere il romanzo, ho fatto le mie ricerche e letto tutto ciò che ho trovato in merito. Quello che cercavo erano i dati di fatto. Ma erano sfuggenti. E contraddittori. Alcuni pentiti mafiosi avevano affermato che il quadro non era stato venduto. Pare che sia stato rubato a scopo di estorsione. O forse per abbellire la villa di qualche boss. 
Non è una teoria peregrina. È vero che spesso i dipinti vengono trafugati su commissione: per esempio, due Van Gogh rubati sono stati ritrovati a casa di un membro della camorra, nel 2016. Addirittura, qualcuno ha avanzato l’ipotesi che la Natività sia stata usata come scendiletto da Totò Riina. 
Una storia confusa e farraginosa che, però, per fortuna ha un risvolto positivo. Il governo italiano – oltraggiato dal furto del dipinto – creò all’epoca il primo servizio di polizia al mondo deputato proprio alla salvaguardia delle opere artistiche. Adesso il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale è una delle squadre più efficienti al mondo nella lotta contro i crimini d’arte. 
Il che ci riconduce alla questione delle ultime notizie di cronaca cui avevo accennato. La Tutela del Patrimonio Culturale ha dichiarato di aver ottenuto delle informazioni da parte di un altro collaboratore di giustizia, Gaetano Grado, il quale ha affermato che la Natività rubata è finita nelle mani di due boss di mafia, Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade. Profondendosi in ulteriori spiegazioni, Grado ha detto anche che i due l’avrebbero poi portato in Svizzera. Una volta lì, sembra che il quadro sia stato diviso in tanti piccoli pezzi, visto che sarebbe stato impossibile venderlo tutto intero, data la fama e la grandezza. Quindi i vari frammenti del capolavoro di Caravaggio sarebbero stati venduti sul mercato nero e i proventi sarebbero finiti nelle tasche dei mafiosi. 
A questo punto la storia diventa meno plausibile. A quanto pare, Badalamenti originariamente avrebbe voluto vendere il dipinto tutto intero e, a questo scopo, avrebbe preso contatti con un mercante d’arte svizzero. Pensateci un attimo: come poteva qualcuno – men che meno Badalamenti, il quale sapeva benissimo come funzionava il mondo della malavita – pensare di piazzare sul mercato un quadro così famoso come la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi? A mio parere, questa versione dei fatti non è del tutto verosimile. Inoltre, Badalamenti è stato arrestato nel 1984 negli Stati Uniti e lì è morto nel 2004 senza che venisse fuori nulla in merito alla vicenda. 
E adesso veniamo alla teoria più nota, quella che ho sfidato nel mio romanzo, secondo cui la Natività è stata distrutta. In tal senso le voci non sono mai mancate. Si è persino detto che il dipinto sia finito divorato dai maiali, in una fattoria. O dai topi. O dai polli. O ancora danneggiato da un terremoto mentre era conservato in un magazzino, da qualche parte in Sicilia. Io però ne ho sempre dubitato. Perché? Perché la Natività per la mafia era un trofeo. Era l’orgoglio siciliano, un pegno del ribelle Caravaggio, realizzato quando era all’apice della sua potenza. Nessuno l’avrebbe distrutta o abbandonata: era troppo preziosa, poteva essere fonte di un guadagno esagerato. Oggi il suo valore sul mercato si aggira sui 30 milioni di euro. 
Rosy Bindi, attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia, ha dichiarato che ci sono abbastanza elementi per riaprire le indagini. Ci saranno altri interrogatori, in particolare verrà sentito un altro mafioso, da poco uscito di prigione. 
Da questo dipinto la mafia ha sicuramente ricavato moltissimo denaro, ha continuato, ma si spera di poterne recuperare almeno un frammento. 
Dal canto mio, non posso che augurarle buona fortuna e sperare che vengano messi insieme abbastanza “pezzi” della monumentale opera di Caravaggio da ricreare qualcosa del suo genio, così inquieto e turbolento.  

Traduzione di Clara Serretta

Fonte: Il Fatto 13/07/2018


13/07/2018

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