Le grandi avventure dell'uomo


Nel nuovo lavoro di Stefano Ardito le esplorazioni che hanno cambiato la Storia: dal drakkar di Erik il Rosso al passo sulla Luna di Armstrong

Di una località «non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda», faceva dire Italo Calvino a Marco Polo ne Le città invisibili; e sono tutti viaggi alla ricerca di sé (e quindi di un altrove possibile) le imprese raccontate da Stefano Ardito, nel suo nuovo, appassionante libro Le esplorazioni e le avventure che hanno cambiato la storia. Si parte dall'alba dei tempi, dalla fantastica traversata di Erik il Rosso, che arriva dall'altra parte dell'Atlantico a bordo di un drakkar vichingo, e, poiché il clima nel decimo secolo dopo Cristo era diverso da quello attuale, descrive una "terra verde", la Groenlandia, appunto; soltanto nel 1961 si capì, dai resti recuperati a Terranova, che la scoperta dell'America era avvenuta molto prima di Colombo. C'è, ovviamente, anche l'impresa di Marco Polo, che arriva dal Gran Khan e, da buon veneziano, cerca qualcosa che possa tornargli utile; ma (che delusione) trova «bizzarra e inutile» l'invenzione della carta moneta.

Ci sono viaggi leggendari come quello di Ibn Battuta, che si allontana a 22 anni da Tangeri, in direzione della Mecca, e arriva fino a Mogadiscio e Mombasa, tocca l'odierna Sri Lanka e si spinge, secondo alcuni storici, verso Pechino. Ma nel libro, che rappresenta anche una vera miniera da conservare e consultare, si raccontano le traversate di Vasco da Gama, di Cristoforo Colombo, la scoperta (nel 1513) dell'oceano Pacifico, da parte di Vasco Nùfiez de Balboa; l'avventurosa traversata del Rio delle Amazzoni, che deve il suo nome al domenicano Gaspar de Carvajal, e all'attacco temerario da parte di dieci o dodici donne guerriere, armate di frecce; il giro del mondo di Ferdinando Magellano.

CAMPAGNE MILITARI «Nell'impostare questo libro - scrive Ardito nell'introduzione - ho scelto fin dall'inizio di non includere le campagne puramente militari». Perché è giusto escludere spedizioni sanguinose e di conquista, come quelle di Hernàn Cortes in Messico o di Francisco Pizarro in Perù; ma «se si guarda alla storia del mondo, il confine tra le imprese puramente militari e quelle che le hanno precedute (e quindi rese possibili) è spesso sfumato». Quando il capitano James Cook parte per esplorare gli oceani, è mosso da spirito pacifico, ma porta con sé reparti militari dei Royal Marines in armi: mancherà di poco l'Antartide, sarà il primo europeo a vedere la pratica del surf. Troverà la fine dei suoi giorni nella paradisiaca spiaggia hawaiana di Kelakekua, dove nuotano placide le tartarughe marine, dopo avere tentato di prendere in ostaggio un sovrano. In epoche più vicine a noi, è il progresso tecnologico a rendere possibili imprese altrimenti impensabili: è il caso delle imprese aviatorie di Charles Lindbergh o di Amelia Earhart, una delle poche donne citate perché «quello dell'avventura, e dei viaggi, per molti secoli, è stato un mondo quasi esclusivamente maschile». Trovano posto nella favolosa carrellata anche il volo orbitale di Jurij Gagarin, lo sbarco sulla Luna da parte dell'Apollo 11; ma anche l'ultimo record di profondità di Enzo Maiorca, e "imprese" quasi al limite dell'impossibile: le traversate del Gobi e dell'Antartide, la conquista dell'Everest, la fuga rocambolesca di Heinrich Harrer che diventerà un libro e un film: Sette anni in Tibet.

BALZI IN AVANTI Come l'impresa di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, molti altri viaggi straordinari hanno consentito "grandi balzi in avanti" per l'intera umanità. Quando Charles Darwin sale sul brigantino Beagle, nel porto di Plymouth, per compiere il giro del mondo, ancora non sa che, grazie alle osservazioni raccolte sul campo, scoprirà una delle teorie cardine della biologia moderna, l'evoluzione delle specie. Oggi i nuovi Bonatti, i novelli Messner, sono costretti a superare nuovi limiti, a varcare linee rosse ritenute invalicabili: Ffyona Campbell tra 1992 e 1993 ha attraversato l'intero continente africano a piedi, da Città del Capo al Mediterraneo. Nell'epoca del gps e dei viaggi di massa, le scoperte di nuove territori diventano sempre più rare, o improbabili. E non ci resta che immaginare le gesta di quei coraggiosi avventurieri, che si imbarcavano verso lidi ignoti, senza alcuna certezza di fare mai ritorno.

R.D.P.

Fonte: Il Messaggero 9/12/2018


09/12/2018

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