MARCELLO SIMONI: "I MIEI THRILLER STORICI FESTEGGIANO I LORO DIECI ANNI DI SUCCESSO


Lo scrittore emiliano ideatore di storie avvincenti ambientate nel passato firma una raccolta di racconti (ovviamente in testa tra i libri più venduti)

 

Intervista di STEFANIA CASTELLA su VISTO

 

Un puzzle composto da mille mondi, quelli vissuti, quelli immaginati. È così un po' per tutti, per qualcuno di più. Per Marcello Simoni vale quel "di più". Le sue mille vite si sono tutte intrecciate nel tempo in cui è stato archeologo poi bibliotecario, mondo di fuori che andava mescolandosi con quello di dentro, luogo in cui prendevano vita le prime storie, quelle che una volta diventate di carta sarebbero state la mappa che portava all'oggi. Oggi Simoni è un autore da due milioni di copie, tradotto in più di venti Paesi. Di sicuro è l'autore del giallo storico più amato d'Italia (e non solo). A partire da Il mercante di libri maledetti (pubblicato da Newton Compton) che faceva appassionare milioni di lettori alla figura di Ignazio da Toledo, personaggio comparso in altri quattro titoli (La biblioteca perduta dell'alchimista, Il labirinto ai confini del mondo, Il segreto del mercante di libri, La profezia delle pagine perdute). Oggi per celebrare un decennio di successi arriva in libreria, sempre pubblicato da Newton Compton , Il mistero delle dieci torri, raccolta di racconti composti nel tempo, filo conduttore di un percorso che arriva fino all'oggi.
 

Marcello Simoni , come comincia l'avventura nella scrittura?

 "Uffcialmente con Il mercante di libri maledetti, libro che era stato presentato a diverse case editrici molto prima dell’uscita in Italia e respinto perché apparentemente poco adatto alla pubblicazione per il genere storico che trattava. Così la sua pubblicazione è avvenuta prima in Spagna, dove uscì con il titolo El secreto de los 4 angeles). Vendette seimila copie. Numeri piccoli che però mi hanno dato il coraggio di ripropormi all’editoria italiana, la quale nel frattempo grazie all’edizione spagnola si era accorte di me. Ricordo addirittura un’asta per la pubblicazione di quello che venne pubblicato nel 2011 appunto come Il mercante di libri maledetti.”

 

Il libro vinse il Premio Bancarella nel 2012. Un successo incredibile?

         “Tanto da spaventarmi. Avevo tante idee e tanti romanzi in testa, ma cominciavo ad avvertire la paura di essere ricordato solo come autore di quel primo volume, di essere oscurato dal mio stesso romanzo. La difficoltà è stata continuare l’avventura di restare non solo in classifica o sul mercato, ma di creare quella complicità necessaria tra scrittore e lettore perché il secondo mi cercasse in libreria e aspettasse le mie uscite.”

 

È determinante il rapporto con il lettore, non essere blindati nella fatidica torre d’avorio?

“Fondamentale e mai scontato. Anche quando scrivo, penso sempre a chi mi leggerà e questo mi aiuta a perfezionarmi, ad affinare lo stile perché diventi sempre più accessibile, cosa fondamentale dato che i miei romanzi hanno un’ambientazione storica. Devono essere accessibili alle persone, non essere un genere di narrativa destinata ad un’élite, ma aperti a tutti. Questo orientamento mentale deve ripetersi nelle cose che faccio, nelle presentazioni, nel contatto con i lettori.”

 

Cosa avverte quando incontra i lettori?

“La curiosità che provano e che adori. La cosa più bella p quando mi dicono che dopo aver letto uno dei mei romanzi hanno avuto voglia di andare a cercare quei posti, epoche, particolari. Mi nutro di questa curiosità, quella che già nel Medioevo spingeva le persone a porsi domande e spesso a ribellarsi alle cose, alle regole imposte senza spiegazioni. La curiosità spezza le catene.”

 

Questa raccolta di racconti come l’ha composta?

“È  stata una cosa cui pensavo da tempo ma ne avevo paura.  Nel corso del tempo la scrittura cambia. Avevo paura, pur consapevole che in questi dieci anni avevo lavorato tanto cercando di smussare la prosa, lo stile, di trovare racconti acerbi-In realtà ho riscoperto le antiche energie che avevo all’inizio. Alcuni scritti avevano una scrittura magmatica, diversa. Essendo un perfezionista li ho rimaneggiati e ho scelto quelli che rappresentavano meglio la mia narrativa, il mio concetto della storia, del Medioevo, quelli che mi hanno divertito di più. Sono molto orgoglioso di aver celebrato questi dieci anni con un’antologia messa insieme con autocritica e umiltà.

 

La passione per la storia è voglia di divertirsi cercano, studiando, scrivendo?

“Riesco a fare solo le cose che mi divertono. Scrivere significa creare dei mondi che non c’erano e che esistono nella tua testa e in quella dei lettori. Un gioco bellissimo, senza fine.”

 

Potrebbero diventare film o serie?

“Mi piacerebbe. Quasi tutti i miei romanzi potrebbero essere film o serie tv. Ne sono un grande appassionato, soprattutto quelle americane e inglesi.”

 

Il Medioevo ci parla ancora?

“Penso oggi più di ieri. Ci sentiamo più vicini al Medioevo. Una vicinanza illusoria che arriva attraverso la narrativa, quella dei romanzi e quella di cinema e tv, spesso attraverso il fantasy o una visione di futuro distopico. Anche quando parliamo di fantascienza, pe esempio la saga di Star Wars, pensiamo al futuro, ma lì ci sono i cavalieri Jedi, c’è l’Impero, un mondo da ricostruire…Le navi spaziali sembrano navi di navigatori che attraversano mari sconosciuti. Questo allenamento della fantasia a immaginare mondi così lontani nel tempo ci ha quasi per scherzo avvicinati alle epoche passate. Molti vedono il buio, ma se avessimo avuto solo l’oscurità ci saremmo estinti. Invece abbiamo avuto il Rinascimento, il quale altro non è che la forma ultima del Medioevo. Non sarebbero esistiti Leonardo o Botticelli se prima non ci fosse stato Giotto, ma anche studiosi di astrologia e astronomia e uomini come Marco Polo che ha avuto il coraggio di affrontare e raccontare l’ignoto non sapendo cosa sarebbe stato il mondo dall’altra parte del mare.”

 

Ignazio da Toledo come nasce?

“Come uno scarabocchio mentale, come quando Hugo Pratt costruiva il suo Corto Maltese. Ignazio da Toledo è nato così, definendosi nel tempo sia nel fisico sia nella personalità. È diventato un uomo con la sua sensibilità, i suoi rimorsi, il distacco, il senso di incompletezza che provava. Ho iniziato a mostrare via via sua moglie chiamandola a essere coprotagonista, suo figlio, che ha avuto ruoli sempre maggiori e appariva nella sua luce e nella sua ombra. Più ne parlavo più prendeva forza, per raccontare anche le sue imperfezioni. Oggi per me è come un vecchio zio che viene a trovarmi, solitamente dopo il Natale. I miei romanzi infatti normalmente li scrivo in inverno. Allora Ignazio mi racconta cosa ha visto, come ha vissuto. Seduto davanti a me con il suo odore di spezie, il mantello con il cappuccio con le fragranze di mare e sole che ha raccolto, racconta cosa ha visto, se ha nuove cicatrici, se ha tradotto altri libri. Così nascono i romanzi di Ignazio da Toledo.”

 

C’è anche tanta tecnica?

“Vocazione e talento vanno allenati costantemente. Se lo scrittore non scrive ogni giorno spreca il suo talento. Oltre a scrivere conta molto leggere. Io leggo tanto, per mettere ordine nella mia testa. Ci sono autori che sono balsamo per la mente, mi fanno appianare i pensieri, chi non legge non potrebbe scrivere.”

 

Cosa legge?

“Ci sono tanti autori che leggo con piacere, da Jean Christophe Grangé a Frad Vargas, a Jorge Luis Borges, Marcell Schwob o Clive Cussler. Ma penso anche a James Patterson, che scrive capitoli lunghi tre pagine, flash che danno alla narrativa qualcosa che colpisce. Tra gli italiani, Alfredo Colitto, grande autore e traduttore che consiglio agli appassionati di romanzi storici medievali e Valerio Evangelisti, inventore del fantagotico seguito tanto anche in Francia per la facilità di accostare dimensioni temporali lontanissime tra loro. Senza dimenticare Umberto Eco ed Emilio Salgari, che vado sempre a ricoprire perché la ricerca dell’avventura riguarda tanto anche la mia narrativa, è come la chiusura di un cerchio: sono tutto quello che mi ha formato, ciò che scrivo e che sono oggi.”

 


13/01/2022

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