Michelangelo sapeva fare tutto anche l'eroe di un mistery


Politica, religione, società segrete... Dopo i bestseller sui Medici, il nuovo romanzo di Matteo Strukul ha per protagonista il genio della Sistina. Lo abbiamo fatto intervistare da uno specialista Del Rinascimento

di Sergio Risaliti


Michelangelo è la mia passione: è un riferimento per confrontarsi con la incommensurabilità dell'arte e la complessità dell'artista. Ho letto con interesse Inquisizione Michelangelo di Matteo Strukul, a cui riconosco il merito di affascinare e informare il grande pubblico. L'ho apprezzato senza i pregiudizi del critico, e con qualche curiosità.

Per esempio, perché inizia dal Michelangelo sessantottenne, e non da quello nel fiore degli anni, al lavoro su opere come la Cappella Sistina?

«M'interessava un Michelangelo per certi versi inedito, ne ho voluto cogliere la personalità a tratti quasi biblica, come biblico è il linguaggio utilizzato nel romanzo. Volevo raccontare l'artista e l'uomo, nella sua dimensione spirituale. Alla soglia dei settant’anni, Michelangelo fa i conti con i suoi demoni, si rivede nel Mosè, la statua centrale della tomba di Giulio II. C'è qualcosa di profetico in questo e di eroico: ecco ho voluto esaltarne l'aspetto tormentato, ferito per via di una vita spesa a lavorare per conto di una Chiesa che si è smarrita. E allora, fra gloria e grandezza, Michelangelo s'interroga per capire se con il successo e le committenze ricevute da papi fin troppo terreni, egli non abbia perduto se stesso».

Figura centrale del romanzo storico è Vittoria Colonna, una guida spirituale per l'artista dopo il 1535 circa, come si deduce dalle lettere e poesie che i due si scambiarono. Il loro fu quasi un amore mistico. «Un uomo in una donna, anzi un dio per la sua bocca parla, ond’io per ascoltarla son fatto tal, che ma' più sarò mio» scrive Michelangelo in un sonetto a lei dedicato. Amore come visione trascendentale. Lo stesso che accenderà il Buonarroti verso Tommaso de' Cavalieri. Che cosa l'ha attratta di Vittoria?

«Fu una donna straordinaria, poetessa e intellettuale. Michelangelo si avvicinò alla "setta" degli Spirituali, complice l'amicizia che nutriva per lei. Così facendo, entrò nell'occhio del ciclone dell'Inquisizione romana. A Vittoria lo legherà sempre un'affinità elettiva, un'intesa spirituale. La marchesa di Pescara si prese cura di lui nel modo più tenero e gentile, come quando si premurò di fargli avere un vetro di Venezia, una lente di ingrandimento per tornare a distinguere in modo perfetto contorni e colori. Sfinito dagli anni e dai ritmi di lavoro, Michelangelo vedeva sempre meno».

Lei fa conoscere ai lettori gli Spirituali e Reginald Pole. Ci fu un tentativo di pulizia spirituale, e di riconciliazione o meglio di mediazione con la chiesa riformata di Lutero? Ho una mia personale visione, credo che la critica di Michelangelo abbia aperto le porte alla rivoluzione di Caravaggio, troppe volte interpretato come ribelle sociale, quando fu invece una personalità di intensità spirituale altissima come si vede dalla sua arte.

«Il cardinale inglese Reginald Pole apparteneva alla corrente moderata della Chiesa di Roma che tentava una via di conciliazione con la riforma di Lutero. Pole fu legato pontificio al Concilio di Trento. Si opponeva alla posizione intransigente di Gian Pietro Carata, capo del Sant'Uffizio, istituito da papa Paolo m proprio nel 1542. È in questo scenario che, aderendo agli Spirituali di Fole, Michelangelo venne pedinato dai birri dell'Inquisizione. Il teatro eh questa trama è una Roma decaduta, crepuscolare, uscita a pezzi dal sacco dei Lanzichenecchi del 1527. Una città preda degli smisurati appetiti d'una Chiesa irriconoscibile, come comprovavano la vendita delle indulgenze, il nepotismo, gli incesti».

Qual è il suo modello di romanzo storico? Come si integra la componente saggistica, anche erudita e documentaria, con la capacità di usare la fantasia per rendere più godibile la narrazione storica?

«I miei modelli sono stati I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, Rinascimento privato di Maria Bellonci, La Chimera di Sebastiano Vassalli. Pensando a quest'ultimo, in particolare, ho tentato di coniugare ricerca documentaria e impulso fantastico, tentando di esplorare le nebbie, eh cavalcare l'oceano del tempo, volgendo lo sguardo oltre il rumore del presente, "cercandone le chiavi in fondo alla notte". Per questo amo il romanzo storico. E per questo la miscela letteraria si nutre di fatti realmente accaduti e di personaggi che ci appaiono tanto più veri quanto più siamo hi grado di raccontarne contraddizioni, debolezze, virtù».

Pagine di fantasia, verosimili come l'episodio dell'attacco del branco di lupi durante la cavalcata verso le Apuane. Bellissimo. Spesse volte gli storici dell'arte dimenticano la dimensione umana, terrena del fare arte. Violenza, denaro, competizione, fame, sfrenati impulsi sessuali e mondanità. Un coacervo di emozioni senza cui l'arte non nasce e che sono materiale fondamentale per l'artista in cui poi l'umanità intera si riconosce...

«La dimensione terrena, umana, è fondamentale nel romanzo, perché scaraventa il lettore hi un passato vicino e lontano insieme. Perché i personaggi sono fatti di carne e sangue. In Michelangelo ho ritrovato un profondo senso di ribellione: il suo successo non si piegava alle mode o alle richieste dei committenti e tuttavia lo esponeva a invidie, pretese, richieste infinite. Viveva in rigore e povertà, nonostante le straordinarie somme ricevute per le proprie opere. Si recava personalmente sulle Alpi Apuane, prima a Carrara poi sul Monte Altissimo, per scegliere i blocchi di marmo da lavorare. Per questo ho sempre amato William Shakespeare e Friedrich Schiller: li considero modelli assoluti di riferimento per la mia scrittura. In Macbeth o nei Masnadieri ritrovo l'energia primordiale, ferina dell'uomo. Ma anche la mente diabolica, la capacità di concepire inganno e tradimento. E poi l'intreccio, la vendetta, le pulsioni sessuali e la violenza, la carica eversiva dei protagonisti, colmi d'ombre e che tuttavia compiono scelte consapevoli di cui verranno accettate le conseguenze. Anche se dovessero coincidere con l'autodistruzione. Come scrittore ho bisogno di quella dimensione titanica, cupa, imbevuta di ribellione e sortilegio. Michelangelo, in questo senso, era davvero il personaggio perfetto».

Fonte: Il Venerdì 30/11/2018


30/11/2018

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