Sorpresa, M5S promosso in economia


Esce il nuovo libro di Alan Friedman, e parte con una rivelazione inaspettata

di Alan Friedman

Il Movimento Cinque Stelle è considerato dalla maggioranza dagli italiani il partito più adatto a gestire l’economia. Lo rivela un sondaggio Ipsos, condotto alla vigilia della stagione elettorale e realizzato per il libro Dieci cose da sapere sull’economia italiana (prima che sia troppo tardi).  

Il partito che candida Luigi Di Maio a Palazzo Chigi è arrivato al primo posto, con il 20% delle preferenze. Segue il Pd, con il 19%, mentre Forza Italia si è fermata alla terza posizione con il 12%. La Lega non è andata oltre il 6% mentre la sinistra, oggi rappresentata da Liberi e Uguali, è stata scelta dal 2% dei votanti, seguita dai Fratelli d’Italia con un solo punto percentuale.  

Tuttavia, anche se il M5S è stato giudicato il partito più capace, l’opzione che ha raccolto il maggior numero di preferenze da parte degli intervistati è stata «Nessuno di questi», con il 23%. E se a questo sommiamo la percentuale di quanti non hanno saputo rispondere, risulta che quattro italiani su dieci non sanno a chi delegare la gestione dell’economia o ritengono che nessuno tra i partiti proposti sia in grado di farlo.  

Il sondaggio mostra inoltre come gli italiani dichiarino di considerare la competenza in materia economica un fattore molto importante nella scelta del leader cui affidare il proprio voto: ben il 43% degli intervistati si è detto molto attento alla preparazione dei politici. Ma talvolta la logica viene meno e l’istinto e le preferenze personali prendono il sopravvento sull’oggettività dei fatti.  

Al quesito che chiedeva di scegliere tra un politico molto onesto, anche se non troppo competente, e un politico molto competente, anche se non sempre onesto, la preferenza è andata nettamente a favore della prima accoppiata, che ha raccolto il 64% dei voti. Solo il 19% degli intervistati ha affermato di essere più attento alla competenza; davvero un controsenso, no? Ma questa risposta è da contestualizzare, è una forma di rigurgito contro la corruzione, contro la Casta, e spiega in buona parte anche il successo del Movimento 5 Stelle. Complessivamente questi dati delineano un quadro ben poco rassicurante, ci consegnano un Paese diviso, un elettorato frammentato, tripolare e caratterizzato da incertezza e rassegnazione e che nelle sue scelte si lascia guidare in larga parte dalle emozioni. Il sondaggio porta alla luce la poca fiducia riposta dagli italiani negli esponenti di spicco dell’attuale classe politica e decreta la vittoria del partito di Nessuno.

L'anticipazione
La sfiducia nei leader: vince la non scelta


Nessuno. Se si domanda agli italiani quale politico considerano più competente in materia di economia, la risposta è sconfortante. Chiamati a scegliere tra una rosa di esponenti, la maggioranza degli intervistati ha scelto l'opzione «Nessuno di questi». Nessuno.

Ecco il risultato di un nuovo sondaggio che l'Ipsos ha condotto espressamente per il mio nuovo libro, «Dieci cose da sapere sull'economia italiana prima che sia troppo tardi» (Newton Compton Editori). Il rilevamento ha coinvolto oltre mille persone su tutto il territorio nazionale: donne e uomini, giovani e anziani, poveri e ricchi, laureati e privi di titoli di studio e così via, rappresentando quanto più fedelmente possibile la composizione della società italiana. Questo campione è stato posto di fronte a un elenco di leader: Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Matteo Salvini, Giuliano Pisapia e Giorgia Meloni. E quali voti danno gli italiani a questi politici? Chi è stato giudicato il più preparato? Quale esponente ispira più fiducia?

Il sondaggio individua 10 temi economici: creazione di posti di lavoro, stimolo alla crescita, gestione del debito pubblico, riforma del settore bancario, riduzione della pressione fiscale, lotta all'evasione, garanzia della sostenibilità e dell'equità del sistema previdenziale, tutela dei piccoli risparmiatori, difesa degli interessi dell'Italia in Europa e, infine, pone la questione delle riforme necessarie a renderci più competitivi a livello internazionale.

Ai partecipanti è stato chiesto di indicare per ogni argomento l'esponente politico a loro avviso più competente. In alternativa, gli intervistati avevano la possibilità di rispondere «Nessuno di questi» oppure «Non so».

E chi ha ottenuto più preferenze? L'opzione «Nessuno di questi» ha fatto incetta di voti, surclassando in ogni categoria tutti i leader proposti e raccogliendo in media il 24 per cento dei consensi, arrivando persino al 29 per cento sulla questione delle tasse. Nessuno degli esponenti politici si è neanche lontanamente avvicinato a risultati simili.

E questi sono i leader politici con cui andiamo alle prossime elezioni. Ma la maggioranza degli italiani sembra non volerne sapere e li considera in larga parte incapaci di gestire l'economia.

Se sommiamo le percentuali di chi ha risposto «Non so» e «Nessuno di questi» in relazione a tutti i temi proposti, il totale non scende mai al di sotto del 38 per cento, arrivando a raccogliere, sulla questione delle banche, il 48 per cento delle preferenze: quasi la metà del campione intervistato crede che nessuno sia in grado di riformare il settore degli istituti di credito o non sa a chi affidare il suo voto. E il 45 per cento pensa che nessuno dei maggiori leader italiani sia capace di gestire il nostro debito pubblico, o non sa chi scegliere.

Facendo una media dei risultati raccolti da ogni esponente politico su ogni singolo argomento, ne ricaviamo che quelli considerati complessivamente più competenti sono, a pari merito, Berlusconi e Di Maio. Il primo è stato il più citato, considerato il più competente in tema di lavoro, di crescita, di gestione del debito pubblico, e di riduzione della pressione fiscale. Il giovane candidato non laureato del M5S è invece risultato il più capace di tutelare il sistema pensionistico, gli interessi dei piccoli risparmiatori, ridurre l'evasione fiscale e portare avanti le riforme che renderebbero l'Italia più competitiva. Entrambi sono stati giudicati, a pari merito, i leader più idonei per riformare il sistema bancario e tutelare gli interessi dell'Italia in Europa. Il più vecchio e il più giovane dei candidati, Berlusconi, ottantuno anni, e Di Maio, trentuno anni, sono i vincitori. Renzi ha perso davvero molti consensi negli ultimi dodici mesi, tanto è che non è stato mai il più citato a proposito di nessun tema, mentre Salvini figura nelle prime tre posizioni solo una volta, dietro Di Maio, sul tema delle pensioni. Ah, le pensioni! Gli attacchi alla Fornero evidentemente funzionano bene per guadagnare il favore dell'elettorato leghista. 

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Fonte: La Stampa 30/01/2018


30/01/2018

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