SULLE TRACCE DI SCIACALLI CON LA STELLA ROSSA


ALESSANDRO CARLINI FA RIVIVERE LA CACCIA ALL’UOMO NELLA FERRARA DEL 1945
Matteo Sacchi su Il Giornale


Provincia di Ferrara, estate del 1945. La guerra è finita ma la morte va ancora a spasso, sulle ali di una raffica di mitra, per le campagne riarse dal sole. I carabinieri, con le divise logore e la benzina contata goccia a goccia, trovano spesso cadaveri ai bordi delle strade, o abbandonati, sotto poche dita di terra, in mezzo ai campi. Vicino a questi corpi crivellati, immancabilmente, le tracce degli pneumatici di una 1100 nera. I testimoni sono reticenti e gli stessi uomini della Benemerita, alla fine hanno paura a fare troppe domande. Perché? Perché pare che a correre le campagne, a caccia di ex fascisti, ci sia una banda di ex partigiani e mettersi contro i rossi che vogliono saldare i conti è tutt'altro che facile. O sicuro. E così la lista dei cadaveri si allunga. Non più solo ex fascisti, chiunque sia considerabile borghese può di colpo sparire, essere ricattato, depredato di ogni bene. Dopo un po' non si fa più nemmeno finta che sia una distorta forma di giustizia proletaria, a essere redistribuita è solo la morte. Inizia così Gli Sciacalli (Newton Compton , pagg. 384, euro 9,90) di Alessandro Carlini. Carlini, giornalista dell'Ansa e vincitore del premio Carver con il precedente Partigiano in camicia nera, racconta in questo nuovo romanzo uno dei momenti più tormentati della storia italiana. La fine della Seconda guerra mondiale non coincise, infatti, con il chiudersi della guerra civile. Ci fu chi non volle rinunciare alla giustizia sommaria. E ci fu chi ammantò l'avidità personale e il desiderio di potere con l'ideologia di una impossibile rivoluzione.


La narrazione dei crimini della banda della 1100 nera, e della lotta del sostituto procuratore Aldo Marano per impedire che il sangue continui a scorrere nelle campagne della Romagna, è ovviamente piegata alle necessità di un thriller storico. Ma i rimandi alla Storia con la S maiuscola non sono pochi, a partire dall'assalto al carcere Piangipane narrato nel romanzo. Davvero nel pomeriggio dell'8 giugno 1945 una banda penetrò nel penitenziario e si accanì con folle ferocia uccidendo a colpi di mitra molti membri della Rsi rinchiusi nel carcere. E la figura romanzesca di Aldo Marano è stata costruita usando molti degli appunti del giudice Antonio Buono (1913-1988) che realmente si trovò ad operare nella Ferrara insanguinata da quelle violenze. Ne Gli Sciacalli emerge perfettamente il clima torbido che inquinò, da subito, la nascita della democrazia nel nostro Paese. Ci fu all'epoca chi lottò per dare un senso alle parole che Carlini mette in bocca al suo protagonista, il sostituto procuratore Aldo Marano: "Adesso non ci sono più giustificazioni. Non si può più lavare il sangue degli amici con quello dei nemici. Servono aule di tribunale, un processo vero, leggi e codici... Sennò come lo spieghiamo ai morti che abbiamo fatto la Resistenza...". Ma quella lotta non riuscì a cambiare le cose.

 


06/02/2021

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