Un grande abbraccio in classe, così l’empatia migliora la pagella


Bandita la competizione. Connettersi con gli altri è il segreto per andare bene a scuola e combattere ogni forma di bullismo. Un libro ci spiega come

di VALERIA PINI

BACI E COCCOLE. Bambini che si abbracciano fra loro in classe. Non è un gioco ma una lezione inserita nel programma scolastico. Lo scopo è quello di aumentare il livello di benessere e di felicità degli alunni. Siamo in Danimarca, dove la scuola è tutta un'altra cosa. Si applica un metodo, che secondo gli esperti, migliora anche i voti in pagella. Regole racchiuse in una parola dal suono incomprensibile: 'fællesskab'. In danese vuol dire “comunità” e sarebbe il segreto per stare bene con gli altri e anche per imparare più in fretta. Ne è convinta la psicologa Jessica Joelle Alexander che nel libro Il nuovo metodo danese per educare i bambini alla felicità a scuola e in famiglia (10 euro, Newton Campotn editori)  esamina una didattica fatta di empatia. E’ il secondo capitolo del Il metodo danese per crescere bambini felici nel quale, due anni fa, aveva affrontato per la prima volta questo argomento, con una serie di consigli destinati ai genitori.


Non si tratta di una favola. Ma di una piccola rivoluzione in classe: connettersi con gli altri spinge i ragazzi a stare insieme in modo sereno e li protegge da bullismo e ansie. “Dai 6 ai 16 anni nelle scuole danesi i ragazzi partecipano a una lezione in cui si insegna l’empatia – spiega Alexander –. Gli insegnanti che hanno provato a inserire queste lezioni all’estero sono stupiti dai risultati: gli studenti sono più sereni, felici e vanno meglio a scuola. La tranquillità degli allievi assicura un ottimo rendimento scolastico”.


• L'INCUBO DEI VOTI
I ragazzi italiani invece sono molto più legati ai voti e all’incubo delle interrogazioni. Nel nostro paese viene dato meno spazio all’intelligenza emotiva. Sarebbe importante, secondo Alexander, aiutare i giovani a studiare serenamente, senza imporre modelli competitivi. “E’ importante regalare ai ragazzini autostima a prescindere da quanto prendono a scuola. Un esame può sempre andare male anche se si è studiato. Questo non può mandarli in crisi. Dobbiamo regalare agli allievi fiducia nelle loro capacità. Bisogna responsabilizzarli e insegnare loro chi sono e non solo cosa possono fare”.


• NO ALLA COMPETIZIONE
Secondo l’autrice i ragazzi che sono sottoposti a modelli competitivi sono stressati e perdono l’amore per lo studio. Ma come motivarli senza ansie? E soprattutto come aiutare un ragazzo che non vuole stare sui libri? “Gli insegnanti devono fare di tutto per continuare a spingerli a studiare ma va detto che i modelli educativi sono rimasti indietro e che, secondo i dati del World Economic Forum, che il 65% delle professioni che saranno sul mercato nel 2020 non esistono oggi. Dobbiamo creare degli obiettivi plausibili e aiutare i ragazzi a raggiungerli. Solo così si possono sentire coinvolti”.


• MASSAGGI E COCCOLE
Nelle classi danesi ci sono momenti dedicati agli abbracci e al massaggio. Ogni stato d’animo dei ragazzini è importante. Perché la felicità è l’obiettivo di ogni bravo docente. “In Danimarca gli studenti affrontano il test di felicità. I risultati sono preziosi per incrementare il livello di benessere nelle scuole e questo aiuta negli studi”, aggiunge Alexander.
 
• SBAGLIANDO SI IMPARA
Fin qui tutto bene, ma il metodo potrebbe sembrare troppo buonista. Perché a scuola esistono anche momenti difficili, come quello della sconfitta. Un brutto voto va affrontato e anche genitori e insegnanti sapere cosa fare se un ragazzo sbaglia. Vale la pena esseri severi e punirlo oppure capirà da solo come reagire?. "L'errore è una lezione di vita, si impara di più da un errore che da un successo. Lo dimostrano molti studi recenti sul cervello. In Danimarca gli insegnanti spingono i ragazzi a “buttarsi” e a provare a fare anche quello che non sanno fare. Gli errori sono visti come una grande opportunità. E’ così che diventiamo creativi e innovativi. Siamo cooperativi e non competitivi. Basta ricordare le parole di Thomas Edison quando studiava la lampadina. Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato.”


Fonte: Repubblica.it 18/09/2018
 


18/09/2018