Grazia Deledda


(Nuoro 1871 - Roma 1936) esordì come narratrice su un periodico di moda. Nel 1926 ottenne il premio Nobel per la letteratura. È stata definita la scrittrice del verismo romantico. Restano famosi alcuni suoi titoli: Elias Portolu; Marianna Sirca; La madre. Delle sue opere la Newton Compton ha pubblicato Canne al vento, Marianna Sirca e Tradizioni popolari di Sardegna.

Introduzione di Anna Dolfi
Edizione integrale


L’universo arcaico e immobile della Serra nuorese, la durezza e l’inospitalità del clima barbaricino e un ambiente rurale e montano inconciliabilmente diviso fra padroni, servi e banditi costituiscono il paesaggio geografico e sociale in cui si svolge la storia della contrastata passione fra due personaggi – la possidente Marianna e il giovane bandito Simone – che tentano di violare l’incomunicabilità fra i ruoli imposti loro dal destino. L’eroina deleddiana, pur di rifiutare le immutabili leggi e consuetudini della propria terra, è disposta a legarsi a Simone «più per la morte che per la vita». Alla fine il protagonista più debole, votato alla promessa e all’impegno di un impossibile...

Introduzione di Dolores Turchi
Edizione integrale


Canne al vento, pubblicato nel 1913, è il romanzo della Deledda più letto e tradotto. Sullo sfondo di Galte (Galtellì), un piccolo paese della Sardegna orientale, si intravedono i mali secolari dell’isola, l’estrema povertà della Baronia e l’incubo della malaria sempre in agguato. A Galte vivono le dame Pintor, appartenenti alla nobiltà terriera ormai decaduta, che non sanno adattarsi alla società che cambia, nella quale hanno buon gioco commercianti e usurai. Protagonista principale del romanzo è Efix, il “servo” delle dame Pintor, che si cura della loro sopravvivenza. Quando, diversi anni più tardi, giungerà in paese Giacinto, figlio di Lia, una delle sorelle, a sconvolgere...

Credenze magiche, antiche feste, superstizioni e riti di una volta nei più significativi scritti etnografici dell’autrice sarda
A cura di Dolores Turchi


Questo volume raccoglie i migliori scritti etnografici di Grazia Deledda, nei quali rivive una civiltà agropastorale ormai scomparsa: la Sardegna di fine Ottocento, che conserva ancora intatto il carattere primitivo di un’antica terra regolata da leggi ferree e da consuetudini millenarie. Rivivono in queste pagine le antiche tradizioni, le credenze magiche, le superstizioni che fanno parte del bagaglio culturale di un popolo ancora lontano dalla tecnologia, i suoi momenti di gioia e di dolore, accompagnati da canti estemporanei che scandivano il tempo della festa e quello del lutto,...