Roberto Roveda


(Milano 1970) è cultore della materia in Storia medievale presso l’Università di Bergamo. Collabora con «Focus Storia», «Unione sarda», «Limes», «Medioevo», «Meridiani» e con il magazine svizzero «Ticino 7». È consulente e autore per le maggiori case editrici italiane di ambito scolastico. Tra le pubblicazioni: Il confine settentrionale. Austria e Svizzera alle porte d’Italia; L’Alto Adige conteso. Insieme a Michele Pellegrini ha pubblicato I grandi eretici che hanno cambiato la storia e Breve storia del Medioevo.

Un viaggio appassionante alla scoperta dell’epoca di mezzo

Nessuno degli uomini o delle donne vissuti tra i secoli V e XV ebbe mai la consapevolezza di vivere nel Medioevo. L’idea di “età di mezzo” nacque per identificare un periodo di sospensione e di separazione tra il mondo classico e il mondo rinascimentale.

Sin dall’origine della definizione, il Medioevo acquisì dunque una sua fisionomia non tanto grazie ai caratteri che lo contraddistinguevano, quanto in base a quelli che gli mancavano. Una connotazione che assai rapidamente si sviluppò in senso negativo. Secondo gli Umanisti, al Medioevo mancava la base culturale del mondo antico; i seguaci della Riforma di Lutero lo criticarono duramente per l’egemonia opprimente della Chiesa...

Da Ipazia a Pelagio, da Federico II a Giovanna d’Arco: le storie di coloro che si sono opposti ai dogmi della Chiesa

Nel linguaggio comune, il termine “eresia” indica una dottrina che si oppone a una verità rivelata, in particolare nell’ambito della chiesa cattolica. Tuttavia, non è questo il vero significato della parola.
Etimologicamente, “eresia” non vuol dire altro che “scelta”. È durante i secoli centrali del Medioevo che si assiste a quel processo di demonizzazione dell’eretico che ne fisserà poi le caratteristiche nell’immaginario comune. Uomini e donne colpevoli solo di professare idee e interpretazioni della religione diverse da quelle ufficiali furono trasformati nel simbolo del Male nel mondo. Da Ario e Pelagio a Federico II...